Paese Austria
Data/Durata II semestre dell’anno scolastico 2016/2017
Soggetti interessati Insegnanti, studenti
Età degli studenti Studenti di età compresa fra i 13 e i 14 anni
Contesto Scuola pubblica di Innsbruck nell’Austria occidentale.

È una classe preparatoria per giovani migranti e rifugiati che non sono ancora pronti per frequentare le classi regolari.

Tematica trattata Lo studente soffriva di un deficit di attenzione e di concentrazione, il suo rendimento era calato in maniera molto rapida. Si distraeva facilmente, cambiava spesso attività e si stancava quasi subito. Era difficile per lui aspettare il proprio turno o attendere che l’insegnante finisse di parlare. Non sapeva aspettare né rinunciare ai propri bisogni.
Descrizione del caso studio Lo studente frequenta la prima liceo. È alto e robusto e sembrava che non fosse a suo agio con il suo corpo. Appariva irrequieto. Nel corso delle lezioni, si dondolava sulla sedia fino a cadere a terra, oppure tamburellava con la penna sul banco, si alzava per chiudere le tapparelle, apriva la finestra, si dirigeva verso il cestino per svuotare il proprio temperamatite, reagiva in maniera violenta agli sguardi di rimprovero o ai gesti dei propri compagni, li colpiva con dei pugni alle braccia, lanciava delle penne all’indirizzo degli studenti seduti al primo banco e commentava borbottando tutto ciò che succedeva intorno a lui.

Quando veniva redarguito o gli veniva chiesto di smetterla, invece di cooperare, diceva di non aver fatto nulla e che ce l’avevano tutti con lui. Difficilmente si calmava, e si rifiutava di seguire le indicazioni degli insegnanti: non cambiava posto, né lasciava la classe. Rideva alle minacce di punizione, ascoltava a malapena, ma rispondeva a tono all’insegnante con affermazioni roboanti o gesti minacciosi.

Lo studente pensava che la scuola fosse un male necessario. Le ore trascorrevano troppo lentamente. Accoglieva di buon grado qualunque attività non implicasse la scrittura o l’ascolto. Per lui era fondamentale esprimere la propria inquietudine interiore con il movimento. La maggior parte degli insegnanti lo trovava inadeguato e maleducato.

Di solito si stancava ben presto di qualunque attività, diceva di aver mal di testa o di avere gli arti indolenziti, ma in realtà per lui stare seduto era una tortura. In quei momenti, era particolarmente suscettibile e si sentiva attaccato da compagni e insegnanti.

Grazie alla tecnica “Indovina come mi sento”, gli studenti hanno avuto la possibilità di spiegare le emozioni ed i sentimenti che provano. Hanno imparato ad esprimere, condividere e riflettere sui propri sentimenti e su quelli degli altri.

Questa tecnica ha permesso allo studente problematico in questione di vivere la scuola in maniera diversa, e di fargli comprendere che può esprimersi con garbo e attirare l’attenzione senza interferire con la lezione o disturbare gli altri. La classe ha imparato a guardare a questo suo lato e a provare maggiore empatia nei suoi confronti.